UNA CARAMELLA E' PER SEMPRE

UN FILM IN BIANCO E NERO
FAMOSO
SENSAZIONI MOSSE DALLA VISIONE DI UN FAMOSO FILM IN BIANCO E NERO


PRIMA PARTE


"-Nella mia fine è il mio principio...- E' una frase che ho sentito citare spesso. Suona bene, ma che cosa significa in realtà?

Esiste forse un solo particolare su cui puntare il dito e dire: cominciò quel giorno, in quel tal posto e a quella tal ora, con quell'avvenimento?"


Voglio raccontare una storia. E' la storia di un film che è stato girato più di sessant'anni fa. E' in bianco e nero e più volte ne avevo sentito parlare come di uno dei capolavori del cinema, come di una pietra miliare. E quindi per me guardare questo film era necessario a priori, indipendentemente dal livello di gradimento.

E adesso lo racconto.


E' buio ed è notte. Il primo piano di un'alta rete di una recinzione che delimita un vasto terreno, al centro del quale sorge un'altrettanto enorme e sfarzosa villa poco illuminata. L'oscurità è densa e quasi irreale. La telecamera scorre lungo la rete fino a fermarsi perentoriamente su un cartello: "NO TRESPASSING".

NO TRESPASSING: non oltrepassare. Un divieto, la proibizione di accedere alla propria vita.

Pian piano le immagini si avvicinano alla casa, fino ad inquadrare una finestra da cui traspare una luce accesa.

Improvvisamente viene inquadrato un volto all'interno della finestra o, più precisamente, soltanto una bocca, circondata da una corta ed irsuta barba canuta di qualche giorno. Le labbra della bocca si schiudono a fatica e, in un sussurro sforzato, pronunciano la parola "Rosabella". La mano, su cui nel frattempo si è spostata l'inquadratura, lascia cadere sul pavimento una palla di vetro. Una di quelle palle di vetro che, quando agitate, sembra che nevichi al loro interno. E infatti per pochi istanti si solleva una tempesta di neve nella palla, mentre rotola sul pavimento fino a spaccarsi in mille pezzi e mille fiocchi poco più in là. Il braccio ricade inerte disteso sul letto.

Pausa e silenzio per alcuni istanti.

Poco dopo un'infermiera entra frettolosamente nella stanza, copre il volto del defunto e spegne la luce nella camera.

Qui termina la prima scena del film.


Un servizio giornalistico di qualche minuto - un coccodrillo lo chiamerebbero gli esperti del settore - viene trasmesso alla televisione in occasione della morte di Charles Foster Kane: ne descrive, attraverso rapide sequenze di immagini e foto, alcune fasi salienti della vita, mentre la voce del giornalista ne spiega i contenuti.

Spiega che è morto uno degli uomini più potenti d'America e del mondo, così come uno dei più ricchi. Quando ancora aveva pochi anni (siamo verso la fine del 1800), i suoi genitori avevano ereditato, da uno sconosciuto che avevano assistito in punto di morte, una miniera che, successivamente, si rivelò essere di immenso valore. Essi la intestarono al figlio il quale, diventato maggiorenne, poté disporne interamente. Il giovane Charles, che era stato affidato, ancora in tenera età, ad un tutore che l'aveva portato con sé a New York per farlo studiare adeguatamente, dato che la sua famiglia viveva modestamente in un piccolo villaggio del Colorado, fu iscritto ai più prestigiosi collegi degli Stati Uniti ma, per motivi comportamentali, fu espulso da tutti, suscitando l'irritazione e la disperazione del suo tutore, un impiegato dell'importante banca che ne gestiva il quasi illimitato patrimonio.

Gli aneddoti e le tappe essenziali della vita di Charles Foster Kane si susseguono rapidamente nel breve filmato: egli era stato proprietario di ben undici quotidiani statunitensi, a cominciare dal New York Inquirer, il primo che acquistò ed al quale dedicò sempre, di fatto, tutte le proprie energie trasformandolo, quando ancora era solo un giovane non ancora trentenne, da modesto giornale cittadino in una delle più grandi testate nazionali. Kane aveva rivoluzionato il modo di scrivere giornali: se, prima, essi raccontavano ciò che era successo, con lui avevano iniziato, su larga scala, a "decidere" ciò che era successo, ad influenzare il comportamento della popolazione e, ancor più, le loro idee.

Da questo documento televisivo, tuttavia, non è facile dare un giudizio nitido sull'uomo Charles Foster Kane, in quanto diversi aspetti della sua vita contribuiscono a creare opinioni contrastanti.

Da un lato sembra un imprenditore pieno di sé, dall'altro si scopre che più volte si era esposto in prima persona, impegnando anche ingenti somme di denaro per aiutare i piccoli lavoratori.

Si apprende che era stato sposato due volte, la prima con Emily, la nipote del presidente degli Stati Uniti, dalla quale ebbe un figlio e da cui divorziò dopo sedici anni di matrimonio e che successivamente morì in un incidente d'auto con il piccolo, la seconda con una cantante d'opera, dai critici considerata decisamente scadente, ma per la quale Charles fece addirittura costruire il Teatro dell'Opera di Chicago.

Alla vigilia della Guerra Ispano-Americana la campagna propagandistica condotta da Charles Foster Kane sui propri giornali fu talmente potente da avere forti ripercussioni sulle vicende politiche nazionali. Nei brevi spezzoni di interviste che si inframmezzano al filmato, Kane appare come una persona brillante, pronta alla frase pungente od ironica ed estremamente sicuro di sé e della propria potenza; mai, comunque, volgare o superficiale.

C'erano pensieri e sentimenti nascosti dietro l'immagine pubblica.


Si apprende inoltre che uno degli episodi cardine della sua vita fu la candidatura a Governatore a New York, carica che sarebbe stata solo il preludio alla successiva scalata fino alla Presidenza degli interi Stati Uniti. La sua campagna elettorale ebbe grande successo grazie soprattutto al potere mediatico che egli era in grado di esercitare per mezzo dei propri giornali, ma anche al carisma che aveva acquisito ed al sincero e concreto aiuto che aveva sempre dato alla popolazione meno abbiente e, più le elezioni si avvicinavano, più le proiezioni lo davano favorito. Tuttavia, una notizia pubblicata su tutti i giornali (ad eccezione dei suoi) proprio alla vigilia del voto, fece crollare ogni sua speranza, tanto che, alla fine, il risultato elettorale fu un totale fallimento: sulla prima pagina di ogni quotidiano, a caratteri cubitali, veniva resa pubblica la relazione tra Mr. Kane (all'epoca sposato con la prima moglie) ed una giovane e quasi sconosciuta cantante d'opera: Susan Alexander. Le foto dei due, ritagliate a forma di cuore, completavano le copertine dei giornali.

Da quel momento, la vita sociale di Charles Foster Kane ebbe un lento ma inesorabile declino. Divorziò, si risposò con la giovane Susan con la quale si trasferì nella lussuosa villa che fece appositamente costruire in Florida, chiamata Xanadu, nella quale trasferì anche ogni sua ricchezza: mescolandosi quindi i suoi più semplici ricordi di infanzia e le migliaia di opere d'arte che aveva comprato ovunque per il mondo ai più impensabili e disparati oggetti che avevano fatto da cornice alla sua vita privata e lavorativa. La stessa villa sopra la recinzione della quale campeggiava il cartello "NO TRESPASSING".  Vietato entrare nella vita privata di Mister Kane. Tanto più in quel momento di lento ma inesorabile declino.

Laggiù, protetto dalla recinzione invalicabile e abbandonato anche dalla seconda moglie, alcuni anni dopo Mr. Kane, al pari di qualsiasi altro cittadino, morì.

Con le immagini della regale villa della Florida, la cui costruzione non fu mai del tutto completata, come un mosaico talmente ambizioso da essere sfuggito al controllo del proprio artigiano, si conclude il documento televisivo e la scena si sposta, quindi, all'interno di una redazione giornalistica, dove è in corso una discussione su come realizzare un servizio che possa, in qualche modo, distinguersi dagli ormai ripetuti e noti a tutti aneddoti sulla vita di Charles Foster Kane che negli ultimi giorni, cioè dalla sua scomparsa, riempivano i quotidiani.

Dopo numerose proposte esaminate ma scartate l'attenzione, infine, scivolò sulle ultime parole pronunciate da Mr. Kane in punto di morte o, più precisamente, su quell'ultimo nome: "Rosabella".

Chi, o che cosa, era Rosabella? Perché, durante la vita dell'uomo più famoso d'America degli ultimi decenni, nessuno ne aveva mai sentito parlare e, ciò nonostante, giunto all'estremo passo della propria esistenza, il suo pensiero era ritornato proprio su questo nome?


L'incarico di svelare il mistero fu affidato ad uno dei giornalisti presenti: qui comincia la parte centrale del film che consiste nella ricostruzione, attraverso le frasi del diario del tutore di Charles e attraverso le parole direttamente ascoltate dalle persone che più gli erano state vicine, della vita dello stesso, nel tentativo di far emergere quegli aspetti più nascosti della personalità dell'uomo più potente d'America.

Qualcuno ha paragonato la vita delle persone che conosciamo ad un puzzle, ovvero ad un insieme di tasselli che si legano sempre più ordinatamente fra loro. Nella vita di un uomo famoso come Charles Foster Kane moltissimi tasselli erano noti a tutti ma, sicuramente, indagando meglio, altri avrebbero potuto essere scoperti ed uno di questi era, appunto, Rosabella.

E così noi spettatori, ormai avvinti dalle immagini in bianco e nero e dal carisma della storia e dei suoi personaggi, vediamo immagini del bambino Charly ancora nella sua casa d'infanzia in Colorado che gioca con la slitta nella neve. Lo vediamo tra i fitti fiocchi che spintona bruscamente e con rabbia il suo futuro tutore nel momento in cui i suoi genitori, di fianco al pupazzo di neve che il piccolo aveva appena costruito, gli spiegano che dovrà partire con lui per New York, dove potrà studiare ed istruirsi per essere quindi in grado di gestire nel migliore dei modi la propria fortuna.

"Noi, con il nostro lavoro, non saremmo in grado di provvedere adeguatamente a te..." sono le parole che il padre gli rivolge, mentre due occhi di ghiaccio, sul volto del bambino ormai consapevole del proprio futuro, lo fissano con muta rabbia.

"Partirai con il treno dopo cena, quello con tutte le luci che vedi passare tutte le sere..."

Ma le luci si vedono stando alla finestra di casa, vicino alla mamma; quando si è dentro il treno non si vedono più.

"Diventerai ricco, Charly, e potrai comprarti tutto quello che vorrai!..."

Vediamo il padre che cerca di convincere la moglie a non far partire il figlio, ma la Signora Kane ormai aveva deciso, le valigie erano pronte già da una settimana. Impossibile disubbidire alla determinazione della madre.


Nel suo tentativo di risalire all'identità di Rosabella, il giovane giornalista incontra Susan Alexander, proprietaria di un locale notturno, che trascorre le giornate seduta ad un tavolino del proprio bar con una bottiglia al suo fianco; incontra anche Mr. Leland, compagno di Charles in molti dei collegi a cui era stato iscritto e che lavorò per lui come critico teatrale, ora alloggiato in un ricovero per anziani; l'anziano Mr. Bernstein, che seguì Kane in tutta la sua carriera giornalistica.

"La solitudine - concluse quest'ultimo - la solitudine e la vecchiaia sono le uniche malattie per cui non vi sia rimedio...".

Ma nessuno seppe aiutarlo nella sua ricerca. Perfino il maggiordomo che prestò servizio per Mr. Kane negli ultimi anni della sua vita poté soltanto rivelare che il giorno in cui Susan abbandonò Charles, a Xanadu, esasperata dal suo egocentrismo egli, dopo aver rovesciato e spaccato qualsiasi cosa nella camera della seconda moglie, se ne uscì a testa bassa, con lo sguardo perso nel vuoto, stringendo in mano una palla di vetro trovata tra la miriade di oggetti che riempivano la stanza e fu questa l'unica altra occasione in cui fu sentito pronunciare quello stesso nome "Rosabella".

Uno sguardo perso nel vuoto significa essere altrove. Significa tornare nel proprio passato, o nel proprio futuro, o in un mondo che ci è passato accanto, ma abbiamo scelto la strada che andava dall'altra parte. 


SECONDA PARTE


"Questa è la fine della mia storia... -Nella mia fine è il mio principio-... La gente non fa che ripeterlo. Ma che cosa significa, in realtà?

E qual è il principio della mia storia? Devo sforzarmi, pensare..."


"Rosabella era la slitta...".

Queste sono le parole che Sally, candidamente, rivolge a Charlie Brown in una striscia di fumetti, subito dopo che il fratello aveva risposto alla sua domanda: "Che film stai guardando?" citandole, appunto, il titolo "Quarto potere". Questa striscia la lessi tanti anni fa in uno splendido libro sui Peanuts e, guardando, a distanza di anni, il film per la prima volta, la mia buona memoria mi ha fatto sentire molto Charlie Brown...

E così adesso posso aggiungere le ultime righe alla descrizione del film.

Il giovane giornalista, dopo aver ormai interrogato tutte le persone rimaste in vita che erano state vicino a Mr. Kane, capì che non sarebbe mai riuscito a svelare l'enigma. Lo vediamo, appena terminato di intervistare il maggiordomo, mescolarsi agli operai che si occupano della catalogazione di tutti i beni posseduti dal defunto nella propria villa. Si tratta di una quantità incommensurabile di oggetti: tutto era stato conservato. Migliaia di statue provenienti da ovunque nel mondo ed altre opere d'arte, ma anche oggetti personali di nessun valore economico, come i numerosi puzzle con cui Susan ingannava le lunghe ore solitarie negli anni in cui aveva vissuto nella villa con il marito.

Ogni oggetto viene catalogato ed imballato in attesa di venir messo all'asta. Le telecamere scorrono panoramicamente su queste stanze stracolme di ogni cosa, mentre alcuni operai gettano in un grande falò quegli oggetti meno preziosi e più rovinati.

Come il servizio giornalistico introduttivo aveva scorso la vita di Charles Foster Kane attraverso le immagini della persona così ora, in pochi secondi, possiamo rivedere molti degli oggetti che, durante il film, avevano accompagnato il viaggio dello stesso: alcune sculture che aveva comprato in Europa e con le quali aveva invaso la redazione del giornale e poi, ancora più indietro negli anni, i mobili con cui aveva arredato il suo primo studio presso il New York Inquirer, arrivando persino al punto di abitarci ventiquattr'ore al giorno, nei primi tempi. E ancora più indietro, dove il passato diventa più scuro ed i ricordi si fanno stretti ed irreali, fino alla slitta di legno con cui stava giocando il bambino Charly quando la voce della mamma, dalla casa, lo chiamò per presentarlo ed affidarlo al suo tutore.

"Charly! Vieni subito qua!" suonò forte tra i fitti fiocchi di neve.

La stessa povera slitta di legno con cui il bambino si scagliò contro il tutore nel momento in cui i genitori gli spiegarono chi era.

"Se continua a nevicare gli faccio anche il cappello e la sciarpa..." pochi minuti prima aveva detto Charly a quell'uomo ancora sconosciuto che gli aveva fatto i complimenti per il pupazzo di neve che ora assisteva muto alla scena.

Eppure di neve ne cadde ancora in abbondanza al punto che la slitta, dimenticata fuori, ne fu presto interamente ricoperta; ma il pupazzo rimase così com'era, senza cappello e senza sciarpa.

E, anni dopo e una vita dopo, ci volle il vivace fuoco del falò per far sciogliere le macchie di unto e di tempo che avevano ricoperto, celandolo, il disegno di un fiore impresso sul telaio di legno della slitta. E fu per un attimo, prima che tutta si incenerisse, che quella rosa, bella come tutte le rose, riapparve così come era stata una vita prima.


La telecamera si allontana dalla villa, ritorna sull'imponente cancello sormontato da un'enorme "K" per poi scendere lungo la rete di recinzione e fermarsi sul cartello "NO TRESPASSING", mentre sullo sfondo si scorge la sagoma tenebrosa della villa, dal cui tetto si vede salire verso il cielo un fumo greve come una vita intera.

Non me ne sono accorto subito. Credo che sia la stessa cosa, come quando da bambini possiamo scegliere solo una caramella tra le tante colorate che ci rovesciano sul tavolo. E quando poi, mentre in bocca si spegne quell'unico sapore ormai nero, nella nostra mente rivediamo quel tavolo con tutti i colori.